23-08-02 AV5_3

 TAPPA 3: BIV. MUSATTI - RIF. SAN MARCO

Tappa lungo le Marmarole centro-occidentali con il Sentiero Attrezzato Sanmarchi e la Cengia del Doge

Dati tecnici

Data

2 agosto 2023

Punto di Partenza

Bivacco Musatti (2105 m)

Punto di Arrivo

Rif. San Marco (1837 m)

Lunghezza

10,7 km

Tempo

7.00

Dislivello complessivo

1120 m (salita), 1470 m (discesa)

Quota massima

2580 m (forcellina presso Cresta Vanedel)

Punti d’appoggio

  • Bivacco Musatti
  • Rifugio San Marco

Difficoltà

EEA - II+ - F+

Segnaletica

buona

Percorso in sintesi

  • Bivacco Musatti (2105 m)
  • Forcella del Mescol (2400 m)
  • Forcella Vanedel (2369 m)
  • Cengia del Doge
  • Forcella Grande (2255 m)
  • Rif. San Marco (1837 m)


Note tecniche e difficoltà

Il percorso proposto si sviluppa su pendio e cresta dolomitici a quote di medio-alta montagna. Il dislivello positivo è elevato e sviluppato su una media lunghezza del percorso. La pendenza media è moderata.

Il percorso si sviluppa come traccia, via ferrata e sentiero tra pendii rocciosi, ghiaioni e prati. Il sentiero attrezzato Sanmarchi è esposto e detritico, ma ottimamente attrezzato con cavi e staffe nuove. Nell'aggiramento di Cima de Marchi vi sono 20 m di cengia in fortissima esposizione, attrezzata comunque con un cavo leggermente lasco. La cengia del Doge è molto esposta, ma attrezzata nei punti ripidi e con un buon sentiero nella maggior parte del tracciato. La traccia è fortemente labile nei primi metri del sentiero, negli altri punti è contrassegnata da omini o bollini.

Il grado di difficoltà escursionistica è EEA (Escursionisti Esperti e Arrampicatori), il grado di difficoltà alpinistico è PD (Poco Difficile).

Percorso

Dopo aver ripulito il Bivacco Musatti e carichi dell’acqua che le piogge del giorno prima ci hanno rifornito, iniziamo ad intraprendere la terza è più tecnica tappa del giro. Il tempo è stato clemente da un punto di vista piovoso, ma non dal punto di vista panoramico purtroppo, l’unica bella vista è stata quella iniziale dal bivacco alle 7 di mattina verso il gruppo dei Cadini di Misurina di fronte.

La primissima parte del percorso è in leggera salita su traccia erbosa a fianco della ripida parete alla nostra destra. Poco dopo inizia la salita decisa che alterna ripidi pendii erbosi e canali rocciosi attrezzati. Alterniamo traccia e sentiero attrezzato in esposizione crescente fino a superate la strettissima Forcella del Mescol (2400 m), a cui segue una discesa ripida (attrezzata) all’interno della Val Meduce di Dentro.

Superiamo il fondovalle passando per grossi massi per poi risalire il versante erboso-roccioso di fronte. A 2300 m inizia un tratto di salita in parete attrezzata dove la progressione è facilitata grazie a cambre metalliche. Superata la parete continuiamo per pendio detritico fino ad uno spallone (2500 m), che superiamo fino ad arrivare al livello superiore della cresta. Arrivati a questo punto (2560 m), il percorso continua per rocce e detriti, dove è necessario fare la massima attenzione a non scivolare, almeno finché non raggiungiamo il cavo situato poco avanti dove assicurarci. La progressione continua su rocce attrezzate fino a passare qualche metro sotto una forcella (2580 m) dove la vista è tuttavia completamente coperta dalla nuvolosità. Il salto sotto di noi è impressionante in questo punto.

Superato questo passaggio, iniziamo a scendere per il canale prima assicurandoci al cavo, e poi scendendo per la traccia su ghiaione alla base delle pareti dei vari torrioni della Cresta del Vanedel. Dopo un passaggio sotto parete (2440 m), risaliamo per una cinquantina di metri. Successivamente si scendere per sentiero detritico apparentemente non esposto (la nuvolosità tuttavia nasconde i precipizi da entrambi i lati), fino all’ultima parte più ripida. Il tratto finale è esposto e strapiombante, da procedere in disarrampicata fino alla strettissima Forcella Vanedel (2369 m). A pochi metri dalla forcella, il percorso prosegue per una scala di 15 m per portarci sopra il costone posto di fronte il canale. Da qua è possibile rendersi conto dei precipizi che insistevano sotto il sentiero appena percorso. Scendiamo per le rocce superando qualche breve e facile tratto attrezzato in discesa fino a portarsi alla base delle pareti. Scendiamo fino a quota 2000 m per poi aggirare il costone roccioso. Dopo una frazione leggermente boscosa, ci troviamo di fronte ad un passaggio attrezzato in stretta cengia in fortissima esposizione lungo circa 20 m per poi entrare nella Val di Mezzo, dove a distanza è possibile vedere il puntino rosso del Bivacco Voltolina.

Facciamo una pausa di mezzora in quanto abbiamo appena terminato il sentiero Attrezzato Sanmarchi e facciamo un altro rifornimento d’acqua al torrente. Continuiamo il sentiero dell’AV5 che procede verso l’esposta Cengia del Doge, in percorso in cengia che aggira il Corno del Doge (2610 m) sopra un salto verticale di circa 400 m. Il primo tratto è in salita con sentiero abbastanza sicuro tra pino mugo, quando questo scompare e la cengia si restringe comunque il sentiero rimane abbastanza largo e non problematico per chi non soffre particolarmente di vertigini. La vista aerea è ottima sulla Cima de Marchi (2767 m) e le vette delle Marmarole percorse precedentemente dal sentiero Sanmarchi. I punti più stretti e i canaloni del tratto sono opportunamente attrezzati. Girata l’ultima parete, entriamo nella Valle di San Vito, dominata sullo sfondo dalla famosa Torre dei Sabbioni (2531 m). Scendiamo per facile pendio detritico per circa 150 m sotto le pareti del Corno del Doge e raggiungiamo il sentiero erboso fino al fondovalle, dove ci innestiamo al sentiero 226, percorso anche dall’AV4. Iniziamo quindi a salire alla volta di Forcella Grande (2255 m) che divide le Marmarole occidentali dal Gruppo del Sorapiss, dominati a est dalla Torre dei Sabbioni.

Dalla forcella scendiamo il ripido sentiero fino a raggiungere il Rif. San Marco (1837 m).

Galleria immagini

Risveglio al Bivacco Musatti, con davanti i Cadini di Misurina

Ripuliamo il Bivacco dopo averci soggiornato la notte in compagnia di due ragazzi olandesi

I primi tratti attrezzati sotto le pareti della cresta del Mescolo

Passaggi esposti nei pressi della Forcella del Mescol

La stretta e aerea cresta del Mescol dalla forcella (2400 m) immersi nelle nuvole

Scendiamo per il ripido pendio roccioso e detritico aiutati dal cavo nella Val Meduce di Dentro

Saliamo la ripida placca della via ferrata aiutati da cambre metalliche in quanto la roccia è particolarmente liscia

Attacco alla ferrata

Superata la parete, saliamo per pendio roccioso tenendoci alla destra le pareti di Croda Rotta (2632 m)

Superiamo il crinale (2550 m) e iniziamo un traverso su roccia e detrito. Nei brevi tratti sguarniti dal cavo è bene guardare dove si mettono i piedi, una scivolata può essere fatale!

Terminato il traverso, superiamo uno spallone che rappresenta il punto più elevato della tappa, 2580 m

Il traverso attrezzato verso lo spallone quota 2580 m

Il precipizio verso la Val del Fuoco

Dalla forcellina (2575 m) che sfioriamo scendiamo per il pendio detritico

Scendiamo dal ghiaione sotto la Torre Vanedel

Dopo aver costeggiato alla base una parete (2440 m), riprendiamo a salire

Dopo 50 m di risalita, scendiamo verso la Forcella Vanedel sotto le torri dolomitiche

Scendiamo un tratto attrezzato in disarrampicata che ci porta a Forcella Vanedel (2369 m)

Dalla forcella Vanedel possiamo vedere le pareti sopra cui procedevamo in precedenza

Scendiendo il pendio roccioso, mentre scendono le nuvole 

Scendiamo per rocce e ghiaie sotto le Marmarole centro-occidentali

La cengia in forte esposizione (2000 m) superata per entrare in Val di Mezzo

La Val di Mezzo, dove in quota si può notare il Bivacco Voltolina.

Iniziamo a percorrere la Cengia del Doge

Marmarole Centrali appena percorse dalla Cengia del Doge

La Cima de Marchi (2767 m)

Alla nostra destra un salto di 400 m

I punti più stretti sono attrezzati con cavo fisso

Alcune ripide salita attrezzate lungo la cengia

Alcuni passaggi sotto parete a strapiombo

La cengia non presenta punti in arrampicata, solo esposizione

Superato l'ultimo canalino, il cavo termina e le difficoltà diminuiscono

Aggiriamo il costone e scendiamo per il ghiaione verso la Valle di San Vito, sullo sfondo la Torre dei Sabbioni (2531 m)

Scendiamo la cengia per ghiaione e per pendio prativo

Il Corno del Doge (2610 m) sopra la cengia

La Torre dei Sabbioni

La Torre dei Sabbioni dalla Forcella Grande (2255 m)

Scendiamo verso il Rif. San Marco


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